lunedì 20 dicembre 2010

Cosa brevettano i cinesi? Scoprilo su CNKI !


L'aereoporto di Shanghai
 Abbiamo più volte sottolienato il fatto che i cinesi brevettano sempre più. La Cina si sta trasformando, da paese imitatore a bassi costi, in un paese innovatore e competitivo. Quest'aspetto non può essere ignorato dalle aziende italiane e europee che vogliono restare prime sul mercato e ovviamente... brevettare.

Per questo motivo il blog Brevetti e Invenzioni ha scritto dei post per spiegare come analizzare i brevetti in Cina e come fare una ricerca preliminare tra i brevetti cinesi.
Il recente post di domenica 19 dicembre si concentrava su di un sito che oltre ai brevetti cinesi, contiene anche le pubblicazioni scientifiche di università e centri di ricerca del Regno di Mezzo.

Esiste però un'altra banca dati, CNKI, che contiene molte altre informazioni utili di natura non brevettuale per sapere in quale direzione si spinge l'innovazione cinese (e per sapere cosa brevetteranno i cinesi).
Global CNKI è una banca dati di letteratura scientifica. Contiene 47 milioni di documenti: riviste scientifiche, tesi di laurea, conferenze, libri del sol levante e i soliti documenti occidentali provenienti dalle banche dati di Harvard Business e di Springerlink. La banca dati permette di aggiornarsi sulle ricerche in Cina nei campi più vari: medicina, sviluppo urbanistico, agricoltura, architettura e aspetti legali in Cina.

Il sito è molto importante anche per chi vuole brevettare solo in Europa o Italia, perché se qualcosa è stata brevettata prima in Cina non può venir brevettata in Italia o Europa. Il rischio è quello di investire in ricerca e brevetti in Italia e poi venir comunque battuti in patria da un'azienda cinese che ha brevettato prima nel suo paese.

Purtroppo, molte pagine del sito sono scritte in cinese e chi non conosce questa lingua viene escluso. Forse per questo in Germania le famiglie agiate scelgono una cameriera cinese per i loro figli. La tata deve parlare tutto il giorno in cinese e insegnare così ai ragazzi questa lingua ostica. Forse questa soluzione è alquanto estrema, ma perché non promuovere un po' la conoscenza delle lingue orientali? Perché non sfruttare in un modo più umano e efficiente i cinesi che (a migliaia) vivono i Italia?
L'altra alternativa più concreta e immediata che il blog propone è quella di accedere al sito CNKI americano corrispondente, in lingua inglese.

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